Le ragioni che hanno portato Luras a mantenere l'originario idioma può essere riconducibile all'inesorabile spopolamento dei territori della Gallura a seguito della grave epidemia che colpì la Gallura attorno al 1200, dalla quale Luras rimane pressochè immune garantendogli di difendersi dall'occupazione dei Corsi.
Il gallurese, infatti, presenta varie similitudini con il dialetto corso.
Un'altra tesi è legata al fatto che il mantenimento dell'originaria lingua sarda fosse legato alla necessità di comunicare con gli abitanti delle zone interne durante i frequenti scambi commerciali. Ma la prima ipotesi rimane certamente la più attendibile e accreditata.
Il Logudorese parlato a Luras, oltre a presentare una straordinaria musicalità dell'accento, si differenzia dalle altre varianti di logudorese della Sardegna del centro-nord per altre sfumature, tra cui l'assenza del sostantivo maschile al plurale.
Nel 2006 il lurese Piero Depperu, funzionario di banca in pensione e innamorato della sua terra, scrisse il "Vocabulariu Lurisincu" con 28.000 lemmi (in 950 pagine). Il lavoro fatto per tale volume fu minuzioso e accurato, per ogni parola evidenziò infatti accezioni, fraseologia, accostamento linguistico con greco antico, latino, lingue del Mediterraneo e dialetti. Lavoro che non è sfuggito all’attenzione degli esperti glottologi in Germania tanto che Daniela Marzo, docente di linguistica romanza all'Università di Stoccarda, lo convocò come uno dei protagonisti del Worhshop in lingua italiana quale testimone della complessa situazione linguistica della Sardegna.